Bibliotheca 129,96b:
Ho letto diversi libri di Metamorfosi [μεταμορφώσεων λόγοι διάφοροι] di Lucio di Patre. L’autore usa uno stile chiaro e puro, ama la dolcezza [ἔστι δὲ τὴν φρὰσιν σαφής τε καὶ καθαρὸς καὶ φίλος γλυκύτητος]; su questo versante, evita le innovazioni, mentre sul piano narrativo fa ricorso oltre ogni misura all’ele- mento prodigioso [τὴν ἐν τοῖς διηγήμασι τερατείαν]: lo si potrebbe definire un secondo Luciano. I primi due libri vennero praticamente trascritti da Lucio da un’opera di Luciano intitolata Lucis o l’asino; o, viceversa, fu Luciano a trascrivere Lucio. A quanto si può congetturare, sembra preferibile pensare che il rielaboratore sia stato Luciano: chi dei due, infatti, preceda l’altro nel tempo, non siamo tuttora in grado di stabilirlo. Di fatto Luciano, dopo avere, per così dire, snellito i voluminosi libri di Lucio, eliminando ciò che non gli pareva utile al suo scopo, sistemò ordinatamente quanto ne rimaneva in un solo libro, mantenendo le stesse parole e le stesse strutture sintattiche, e inti- tolò Lucis o l’asino quanto aveva sottratto al suo modello. Entrambe le opere abbondano di invenzioni fiabesche e di sconcezze indicibili. Comunque sia, Luciano componeva questa sua nuova opera con lo scopo di ridicolizzare e dileggiare – come in tutte le altre – le superstizioni dei greci. Lucio invece, facendo sul serio e reputando credibili le trasformazioni di uomini in altri uomini e quelle di animali in uomini e viceversa [τὰς ἐξ ἀνθρώπων εἰς ἀλλήλους μεταμορφώσεις τάς τε ἐξ ἀλόγων εἰς ἀνθρώπους καὶ ἀνάπαλιν], nonché tutte le altre stramberie su cui gli antichi favoleggiavano, foggiava con questo materiale il tessuto dell’opera da lui affidata alla pagina scritta [γραφῇ παρεδίδου ταῦτα καὶ συνύφαινεν].